Pensiero innovativo per problemi complessi: creare soluzioni sostenibili attraverso il design
Sostenibilità, uno degli argomenti di gran moda in questo periodo, uno di quelli su cui si è formato e diffuso un notevole “hype”, come spesso si usa dire. Per di pù rigorosamente agitato e non mescolato.
Ma sarebbe quanto meno ingenuo ritenere che la Sostenibilità sia qualcosa “di cui ora si fa un gran parlare”, perché in realtà sono quasi dieci anni che se ne parla in maniera circostanziata e strutturata dato che la prima stesura dell'Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, costituita da un insieme di obiettivi che andrebbero realizzati entro il 2030, è stata redatta nella sua prima incarnazione già nel 2015, e dovrebbe costituire ad oggi un una serie di obiettivi tanto ambiziosi da raggiungere quanto urgenti e irrinunciabili nel doverli perseguire.
E Il punto è proprio questo, per raggiungere un obiettivo che possa risolvere una problematica occorre riuscire a formulare la problematica stessa, riuscire a descriverla con requisiti e riuscire a trovare una soluzione, e se è noto che problematica-requisito-soluzione sono tre concetti intimamente legati tra loro, è pur vero che tale legame non è affatto lineare e neppure deterministico, e presenta una tale numerosità di sfaccettature da essere, prima ancora che difficilmente risolvibile, anche difficoltosamente definibile.
Basta dare un rapido sguardo anche solo a due o a tre degli obiettivi di sostenibilità descritti nel lavoro effettuato dalle Nazioni Unite per rendersi conto che pensare anche lontanamente di conseguirli in modo stabile e definitivo è di una complessità che può lasciare sgomenti, già soltanto perché si tratta di qualcosa di estremamente critico e importante per la nostra esistenza presente e soprattutto futura.
Siamo di fronte a molto più che semplici “problemi”, si tratta di vere e proprie sfide, e la posta in gioco è altissima.
Come affrontare in modo efficace queste sfide? Proviamo intanto a comprendere di cosa si tratti, proviamo cioè a definire il problema.
Fin dalla metà degli anni ’60, grandi figure come il professor Horst Rittel iniziano a trattare estesamente gli approcci al problem solving, e insieme ad altri ricercatori iniziano a descrivere dettagliatamente una categoria di situazioni particolarmente complesse e sfidanti denominate Wicked Problem, problemi “malvagi” potremmo tradurre, ossia problemi caratterizzati da una serie di elementi base quali:
- La soluzione dipende da come il problema è formulato
- Gli stakeholder coinvolti sono estremamente variegati e hanno opinioni, punti di vista e grado di conoscenza diametralmente differenti e spesso completamente contrastanti
- I vincoli che condizionano il problema cosi come le risorse necessarie a trattarlo variano nel tempo
- Non è mai possibile trovare una soluzione definitiva a tali problemi
Esempi particolarmente rappresentativi dei cosiddetti Wicked Problems possono essere appunto gli obiettivi di Sostenibilità elencati nel lavoro effettuato dalle Nazioni Unite.
Ecco quindi perché è proprio qui che c'è un bisogno assoluto di approcci al problem solving che possano essere da un lato sufficientemente flessibili da lasciare ampio spazio alla generazione creativa di idee per trovare soluzioni innovative, ma dall'altro possano essere strutturati e organizzati in modo da permettere un approccio sistematico e disciplinato che faccia il miglior uso possibile di tecniche e metodi la cui validità è stata dimostrata sul campo dalla ricerca scientifica e dalle esperienze effettuate.
In tale direzione uno degli strumenti più promettenti e attraenti tra quanti possano essere ad oggi disponibili è rappresentato da DTMethod Design Thinking, sviluppato da Inprogress Design Lab in collaborazione con APMG International
DTMethod Design Thinking si basa sul ben noto Double Diamond Model sviluppato dallo UK Design Council come parte di una iniziativa dedicata alla ricostruzione economica dei paesi dopo la Seconda Guerra Mondiale, e ne eredita in pieno la filosofia “divergente nell’esplorare” e poi “convergente nel definire” dapprima il problema, e successivamente una soluzione tanto innovativa quanto efficace.
Le tecniche e i metodi che vengono impiegati in DTMethod sono stati accuratamente selezionati da un vasto insieme di pratiche la cui validità è ampiamente comprovata dalla ricerca scientifica e da esperienza accumulata sul campo, e costituiscono nel loro complesso un vasto insieme di veri e propri tool da impiegare in modo collaborativo e continuativo dai design team.
E’ chiaro che un approccio così articolato, che permetta di essere strutturato e disciplinato, ma al tempo stesso flessibile e adattabile, si presta particolarmente bene alla trattazione di situazioni altamente complesse, per le quali sia estremamente sfidante riuscire anche solo a dare una sufficiente formulazione del problema da affrontare per poi tentare in diversi modi di individuare strade praticabili e promettenti, peraltro sempre in una modalità che permetta un continuo adattamento evolutivo della strada intrapresa, al fine di correggerne l’andamento.
DTMethod dunque come strumento definitivo per trattare i Wicked Problem della Sostenibilità?
Un giorno qualcuno disse che quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, e dunque per problemi particolarmente “wicked” servono approcci altrettanto “wicked”, che non si basino soltanto su un metodo tecnico-scientifico, perché esso da solo non basta più
In fondo “un designer è una sintesi emergente di artista, inventore, meccanico, economista e stratega evolutivo” secondo le parole del celebre scienziato visionario futurista Richard Buckminster Fuller.